Interno del Duomo
La policromia dei marmi riprende il motivo esterno, mentre le volte acquistano un particolare colore azzurro. Il resto è fatto dalla pianta a croce latina, dagli elementi scultorei, dalla infinitamente complessa pavimentazione.
I lavori eseguiti nel pavimento si avvalgono della tecnica detta "a tarsia", offrendoci quello che gli artisti seppero darci nel lungo arco di tempo che va dal 1372 al 1562. Giovanni di Stefano, Neroccio di Bartolomeo, Antonio Federighi, il Pinturicchio, Francesco di Giorgio, Domenico Beccafumi, questi alcuni dei grandi maestri che collaborarono a questo pavimento che ci offre più di cinquanta scene. Ma tutto il Duomo è una sorta di grande esposizione.
Baldassare Peruzzi (1532) realizzò il complesso marmoreo dell'altare maggiore. Il tabernacolo bronzeo che lo domina è opera del Vecchietta (1467-1472); esso nel 1506 prese il posto della celebre "Maestà" di Duccio di Buoninsegna, attualmente nel Museo dell'Opera Metropolitana. Ai lati dell'altare ecco una serie di splendidi angeli realizzati da Giovanni di Stefano (1489), da Francesco di Giorgio Martini (1490) e da Domenico Beccafumi (1548-1551).
A sinistra appare il duecentesco pulpito di Nicola e di Giovanni Pisano: una forma ottagonale sostenuta da otto colonne ci offre la visione di un'opera fra le più importanti di ogni tempo.
Sulla stessa navata si apre la Cappella di San Giovanni Battista che conserva la reliquia del braccio di questo Santo, con la sua figura scolpita nel 1457 da Donatello.
Nella Sala Piccolomini sono raccolti una serie importantissima di corali miniati, decorati da Liberale da Verona, Guidoccio Cozzarelli ed altri artisti, mentre la straordinaria collana di capolavori è arricchita anche dal vicino altare di Andrea Bregno (1481) che ospita quattro sculture di Michelangelo Buonarroti: San Pio, San Gregorio, San Paolo e San Pietro. Nella nicchia, sulla sommità dell'altare, è posta una "Madonna col Figlio" di Iacopo della Quercia. |