Dal Gallo Nero al DOCG
La regione enologica del Chianti, definita nel marzo del 1928 e riconosciuta per decreto il 31 luglio 1932, comprendeva per intero i territori comunali di Gaiole, Castellina e Radda in Chianti, con parte di Castelnuovo Berardenga e Poggibonsi, in provincia di Siena, nonché il comune di Greve in Chianti, con parte di Barberino Val d'Elsa, San Casciano e Tavarnelle Val di Pesa, in provincia di Firenze.
Il crescere della domanda di Chianti, dovuto anche alle traversie della viticoltura francesejin-de-siècle, flagellata dalla fillossera, incentivò le imitazioni, perfino scadenti: proliferarono pessimi vini "uso Chianti", basati su uvaggi bislacchi, prodotti da aziende estranee alla "zona storica" e anche alla Toscana stessa.
Ciò costrinse i viticoltori del Chianti a battersi per tutelare il proprio vino: il 7 marzo 1924 un regio decreto sanciva la nascita del Consorzio per la tutela del vino tipico del Chianti, formato da 33 produttori - primo organismo del genere a costituirsi in Italia - che ebbe per insegna l'arme della Lega del Chianti, gallo nero in campo oro, quale figura nel soffitto del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze.
La Doc, venuta nel 1967, prendeva atto dell'ampliarsi della zona di produzione dei vini a denominazione Chianti anche a province limitrofe all'area storica; così la Docg, intervenuta nel 1984 a coronamento di un incessante progresso enologico, grazie anche al costante impulso del Consorzio. Una prima revisione di questo disciplinare, nel 1996, oltre a introdurre la possibilità della vinificazione in purezza, differenziava l'area del "Chianti Classico Docg" da quella, assai più vasta e diversificata, del "Chianti Docg", con sette sottozone. Una seconda revisione, del 2002, ancor più "sovversiva", ha sancito l'eliminazione delle uve bianche dal profilo ampelografico del Classico, una decisione che, mettendo fine all'era "ricasoliana", ha reso i vini del Chianti storico più amici del tempo, destinandoli a rinnovato prestigio.
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